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Dantedì con l’Anfiteatro romano di Lecce

25 marzo 2020

Dantedì con l’Anfiteatro romano di Lecce

L’Anfiteatro romano di Lecce si unisce alle celebrazioni per il Dantedì, giornata istituita in omaggio al sommo poeta Dante Alighieri, uno dei padri dell’identità italiana. Nel 1300, proprio nella data odierna, il 25 marzo, gli studiosi hanno riconosciuto il giorno in cui inizia il più celebre viaggio di Dante, il percorso ultraterreno narrato nella Commedia, che lo porta dalle profondità dell’Inferno, attraverso il Purgatorio, fino a toccare la luce divina nel Paradiso.

È alle prime ore del mattino, uscito dalla “selva oscura” in cui si era smarrito, che il Poeta si imbatte in tre fiere: prima tra queste una lonza (una specie di lince, simile a una pantera) “leggera e presta molto”, coperta “di pel macolato”, che gli sbarra il cammino. Poi un leone che avanza “con la test’alta e con rabbiosa fame”, e una lupa “che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza”.  Cosa ci ricordano? Alcune tra le bestie raffigurate sul fregio in marmo del nostro Anfiteatro: pantere, cani, orsi e anche leoni e leonesse che affollano le scene presenti sul parapetto dell’arena.

Ma le fiere che si parano dinanzi a Dante sono ben diverse da quelle che i venatores affrontavano nell’anfiteatro: si tratta infatti di rappresentazioni allegoriche, simbolo degli impedimenta, le inclinazioni peccaminose proprie della natura umana che impediscono il cammino verso il bene e la salvezzala lussuria (lonza), la superbia (leone) e l’avarizia (lupa).

Decisamente più “reali” dovevano essere invece le bestiae o ferae, carnivori ed erbivori che, catturate nei vasti territori dell’Impero, calcavano le arene durante le venationes (scontri tra animali o tra animali e uomini) e le damnationes ad bestias (condanne a morte). Del resto il loro mantenimento nei vivaria, dove erano tenute in cattività dopo la loro cattura, era un’attività estremamente onerosa per gli imprenditori e per le casse dello stato…

 

BACCIO BANDINI (BOTTEGA) SU DISEGNI DI BOTTICELLI, INFERNO, CANTO I (CA. 1481)

 

Anche i rilievi del fregio dell’Anfiteatro di Lecce, come le fiere che Dante incontra all’inizio del suo viaggio ultraterreno, hanno un doppio livello di lettura! Se le scene raffigurate sono quelle, talvolta crude, alle quali ogni cittadino dell’impero poteva assistere frequentando i ludi (gli spettacoli che si svolgevano nell’arena), si notano nella loro resa alcuni strani particolarianimali e venatores si affrontano su un fondo neutro ma, soprattutto, le loro dimensioni sono assolutamente incongruenti. Tra le figure che animano il fregio possiamo trovare pantere più grandi di un elefante, o cinghiali che sovrastano i cacciatori, ridotti a piccoli omini in balia delle fiere.

Ma non si tratta dell’opera di uno scultore maldestro: questo espediente, noto come “prospettiva gerarchica”, rientra nelle caratteristiche della cosiddetta “arte plebea”, filone della produzione artistica romana che convive e si contrappone al naturalismo e al classicismo dell’“arte patrizia”, privilegiando il valore simbolico di quanto rappresentato.

Ma attenzione a non farvi fuorviare dai termini: anche se definita “plebea”, questa espressione artistica non era appannaggio delle classi più povere (basti pensare che i nostri fregi si trovavano su un monumento ufficiale come un anfiteatro, per la cui realizzazione si saranno spesi fior di sesterzi).

Quello dell’arte plebea è piuttosto di un linguaggio semplificatopiù attento alla comunicazione, alla veicolazione di messaggi semplici, legato ai segni e ai simboli: mancanza di prospettiva e di ambientazione, scarsa attenzione per le proporzioni, riduzione di linee e piani sono espedienti scelti con consapevolezza per rendere immediatamente comprensibile quanto si vuole comunicare. E allora ecco che nel caso dell’Anfiteatro, l’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione ora sulla ferocia, ora sulla maestosità e sulla straordinarietà delle fiere che lì si potevano vedere, e anche sulla munificenza dei committenti di un’opera così grandiosa, realizzata per il divertimento di tutti.

Cliccando qui, a partire dal minuto 9:00, potrete ascoltare Alberto Angela che racconta l’Anfiteatro romano di Lecce e il suo fregio.

Nella galleria: elementi del fregio in marmo con scene di venationes dell’Anfiteatro romano di Lecce.