Anfiteatro e Teatro Romano di Lecce
L’1 febbraio 1906 l’Anfiteatro è stato iscritto nell’elenco degli immobili dichiarati “Monumento Nazionale”. Collocato nel cuore di Lecce, in piazza S. Oronzo, e scoperto agli inizi del 900 l’Anfiteatro romano testimonia l’importanza raggiunta dall’antica Lupiae in epoca imperiale. Probabilmente di età augustea era destinato allo svolgimento di lotte tra gladiatori e cacce, ed era in grado di ospitare tra le 12.000 e le 14.000 persone.
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Cenni storici
Collocato nel cuore di Lecce, in piazza S. Oronzo, l’Anfiteatro romano testimonia l’importanza raggiunta dall’antica Lupiae in epoca imperiale. Scoperto agli inizi del Novecento, dell’edificio originario è oggi visibile circa un terzo, con parte dell’arena e della cavea, mentre la restante porzione è celata al di sotto della piazza e dei fabbricati prospicenti.
Il monumento, già noto sul finire del XIX secolo grazie a occasionali rinvenimenti, fu messo in luce agli inizi del Novecento, nell’ambito dei radicali interventi di ridefinizione dell’impianto urbanistico del centro di Lecce, che videro tra gli altri la demolizione dell’Isola del Governatore per la costruzione del palazzo della Banca d’Italia. Gli scavi archeologici, avviati nel 1900 dall’archeologo Cosimo De Giorgi e protrattisi fino al 1940, hanno permesso di restituire alla città la porzione attualmente visibile dell’Anfiteatro.
La datazione dell’edificio, destinato allo svolgimento di lotte tra gladiatori e cacce, è ancora oggi dibattuta, ma secondo l’ipotesi più accreditata l’impianto originario risalirebbe all’età augustea; successivi restauri e miglioramenti, come la costruzione del portico in summa cavea, sarebbero stati realizzati in epoca adrianea.
Nel corso del periodo altomedievale i resti dell’Anfiteatro costituirono verosimilmente parte delle fortificazioni dell’abitato. Almeno dall’XI secolo iniziò lo spoglio degli apparati decorativi, come testimoniano i capitelli a calice reimpiegati nella cripta della Cattedrale di Otranto. Tra la fine del XV e gli inizi del secolo successivo le strutture murarie ancora visibili furono utilizzate come fondazioni dell’Isola del Governatore, determinando l’obliterazione dell’edificio.
L’1 febbraio 1906, all’indomani della sua riscoperta, l’Anfiteatro è stato iscritto nell’elenco degli immobili dichiarati “Monumento Nazionale”.
L’Anfiteatro, edificio per spettacoli a pianta ellittica, misurava complessivamente circa 102 x 82 m ed era in grado di ospitare tra le 12.000 e le 14.000 persone. La struttura è in parte costruita in opera quadrata e cementizia, in parte scavata sfruttando al massimo il banco di pietra leccese presente in loco quale supporto delle gradinate, ricavandovi l’arena, l’ambulacro inferiore e le gallerie radiali di raccordo.
Planimetricamente l’edificio è ripartito in quattro settori scanditi da altrettanti ingressi in corrispondenza degli assi principali. L’accesso, a livello della media cavea, consentiva di raggiungere i vari settori attraverso un sistema di scale di raccordo.
Il muro esterno era originariamente scandito dal succedersi di 68 arcate, delle quali restano 24 pilastri. La galleria perimetrale al secondo piano era probabilmente sormontata da un portico, riconducibile alla fase adrianea, al quale sono attribuiti i diversi frammenti di decorazione architettonica in marmo pentelico rinvenuti nelle colmature
Anche il podio doveva essere rivestito di lastre marmoree, mentre un rilievo continuo con scene di venationes (cacce) correva lungo il balteus, il parapetto dell’arena.
All’interno dell’ambulacro inferiore sono conservati gli elementi marmorei che costituivano il coronamento del balteus: il fregio continuo, parzialmente ricomposto in fase di restauro, presentava un ciclo di bassorilievi con scene di venationes, lotte tra fiere, scene di caccia da parte dei bestiarii.
Curiosità
La scoperta dell’anfiteatro è attribuita alle intuizioni di Cosimo De Giorgi (1842-1922), medico e appassionato di storia e scienze, durante le demolizioni di una parte dell’Isola del Governatore nel 1900. Ma già due anni prima, sempre nel corso di demolizioni nella stessa area, l’architetto Adolfo Cozza aveva intuito la presenza delle antichissime strutture. D’altra parte, lo stesso De Giorgi si scherniva asserendo di non aver scoperto nulla, visto che la presenza dell’anfiteatro era segnalata in numerose testimonianze storiche.
L’antico Palazzo del Governatore fu solo uno degli edifici demoliti intorno alla piazza principale della città tra la fine del XIX secolo e gli inizi del successivo. Interi isolati, il Palazzo della Regia Udienza e perfino una chiesa furono sacrificati per ammodernare l’aspetto della città; dalle demolizioni e dalle speculazioni edilizie si salvò a stento il cinquecentesco castello Carlo V, per il quale furono anche presentati numerosi progetti per costruire al suo posto quartieri residenziali.
Dopo l’iniziale entusiasmo per la scoperta delle antiche rovine, da alcuni l’anfiteatro fu considerato come un ostacolo per il decoro della città, poiché facilmente si accumulavano rifiuti al suo interno. Per questa ragione, per qualche tempo la pulizia delle rovine fu affidata ad un fioraio, che in cambio poteva esporre le piante in vendita sugli spalti del monumento.
Info e Contatti
Piazza Sant’Oronzo, Lecce
Telefono: +39 080 5285210
Direttore: Pietro Copani
Email: drm-pug.anfiteatrolecce@cultura.gov.it
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