Tra le più significative testimonianze dell’antica Lupiae – il nome di Lecce in età romana – il Teatro era di certo uno dei monumenti più importanti e maestosi insieme al vicino Anfiteatro, al quale è accomunato da vicende costruttive solo in parte emerse grazie agli scavi archeologici e alle ricerche nell’ultimo secolo.
La costruzione del Teatro, eretto in età augustea e completato forse nel I o II secolo d.C., era parte di un vasto programma di riorganizzazione urbana della città, che si trasformava sovrapponendosi probabilmente ad un più antico insediamento preromano. La ricca statuaria che doveva decorare il monumento, in piccola e frammentaria parte giunta fino a noi, sembra particolarmente dedicata alla celebrazione di divinità e dinastie imperiali, con sculture raffiguranti anche Augusto e Traiano.
Non è semplice ricostruire nel dettaglio l’aspetto originario del monumento, visto che ne sopravvive solo una piccola porzione, ma è possibile formulare qualche ipotesi sulla base di confronti con modelli coevi, diffusi soprattutto in Francia e in Italia. Così possiamo immaginare che la càvea fosse molto più ampia e alta di quella superstite, con le gradinate sostenute da un complesso sistema di percorsi voltati e circondate da un portico su più livelli; e che dietro al palcoscenico (pulpitum) si innalzasse un grande edificio decorato da sculture e architetture che facevano da sfondo alle rappresentazioni eseguite nel sito; inoltre, secondo alcune ricostruzioni, le gradinate erano coperte da un velario retrattile.
Insieme ai resti dell’ima càvea (la parte più bassa delle gradinate destinate al pubblico), all’orchestra e al basamento del palcoscenico, gli scavi novecenteschi restituirono numerosi frammenti di marmo e di pietra locale, che hanno permesso una parziale ricostruzione dell’aspetto originario del monumento e del ricchissimo apparato scultoreo che decorava la scenografia architettonica. Alcune statue celebravano direttamente gli imperatori reggenti (come accennato, Augusto e Traiano erano sicuri protagonisti), mentre altre raffiguravano divinità e personaggi della mitologia come Marte, Afrodite o Minerva, a volte riferiti alla dinastia imperiale come nel caso di Marciana, sorella di Traiano, raffigurata con le sembianze di Giunone.
Con la fine dell’età imperiale romana avviene la progressiva dismissione degli edifici pubblici, che diventano cave di recupero di materiali utili a nuove costruzioni. Anche il Teatro subì lo stesso destino: prima smontato in pezzi e poi inglobato nell’edificazione tardoantica e medievale, fu dimenticato in un lungo oblio interrotto solo da brevi citazioni da parte di alcuni visitatori, fino alla casuale riscoperta nel 1928. Emersi durante alcuni lavori di ristrutturazione, i resti furono prima ricondotti ad un teatro “greco”, e poi correttamente attribuiti al monumento che conosciamo oggi, grazie a numerose campagne di scavo concluse nel 1940.
Recenti scavi e ricerche hanno definito meglio le ipotesi ricostruttive del monumento che, in attesa di un imminente intervento di adeguamento del percorso di visita, dal 2022 è inserito tra i luoghi della cultura della Direzione regionale Musei nazionali Puglia del Ministero della Cultura.